L'impossibile ritorno
Amélie Nothomb, "L'impossibile ritorno", Voland, traduzione di Federica Di Lella. “Nessun continente se ne andrebbe volontariamente alla deriva. Prima delle fratture tettoniche c’erano un solo mare e una sola terra. L’unica isola si chiamava Pangea. L’esilio non esisteva, bastava camminare a lungo e alla fine raggiungevi necessariamente i tuoi. Qualsiasi partenza è un’aberrazione. Penso di avere le carte in regola per saperlo: ho passato tutta la vita a partire. I miei genitori diplomatici si trasferivano continuamente, portandosi dietro una prole ogni volta più traumatizzata. Invece di farci l’abitudine, ho sviluppato un’allergia alle partenze”. [1] Non è la prima volta che Amélie ritorna nel Paese in cui si è insediato un pezzo del suo cuore, ovvero il Giappone, ma il viaggio è per lei sia una gioia sia un supplizio. Amélie vi torna per accompagnare un’amica – Pep – e farle da guida, ma le emozioni che prova sono in contrasto tra loro: ci sono amore e paura, n...