Rapporto di minoranza - Minority Report
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Philip K. Dick, "Rapporto di minoranza e altri racconti", Fanucci; "Minority Report", un film di Steven Spielberg. |
Ci troviamo in un futuro in cui da cinque anni non si vede un omicidio e il sistema punitivo post-crimine è stato abolito. Prigioni e sanzioni pecuniarie, in effetti, non erano e non sono mai state un deterrente efficace, ma soprattutto non sono mai state di alcun giovamento alle vittime. Grazie al metodo precrimine, invece, le cose sono cambiate in modo radicale. Il Sistema si regge sulle previsioni di tre “mutanti” – “scimmie”, nel racconto di Dick, precog, nel film di Spielberg - con poteri precognitivi. Grazie alle loro predizioni il Sistema è in grado di individuare i potenziali assassini prima che diventino effettivamente tali e ne permette l’arresto preventivo. Non hanno commesso alcun crimine, non hanno infranto alcuna legge, ma è appurato che lo faranno – o lo farebbero, se non venissero fermati in tempo. “La perpetrazione del crimine è un qualcosa di assolutamente metafisico. Noi diciamo che sono colpevoli. Loro, d’altro canto, proclamano in eterno la propria innocenza. E in un certo senso sono innocenti”.[1] Nella società del futuro, dunque, non esistono più reati da pena capitale, ma i campi di detenzione sono affollati, pieni di assassini potenziali. Certo, è impossibile prenderli tutti, la capacità di previsione dei precog è limitata – una o due settimane al massimo – e ogni tanto qualcuno sfugge alle squadre di polizia, ma la maggior parte finisce in reclusione per qualcosa che non ha (ancora) fatto. Indicare tutte le differenze tra il film e il racconto sarebbe complicato e poco pratico, dato che la trama dell’uno non è ricalcata su quella dell’altro, perciò non mi cimenterò in un esercizio di elencazione dei fatti raccontati, bensì proverò ad annotare i dati salienti sui quali è possibile e auspicabile riflettere. Partirei da un elemento che ho già accennato, ovvero la base sulla quale si regge il Sistema: i Precognitivi. Nel film, questo titolo dà loro una parvenza di dignità, cosa che nel racconto non hanno. “Scimmie” è una definizione usata in senso altamente dispregiativo, per declassare queste creature al livello di oggetti, di macchine, quasi. Nel racconto, i precog sono niente più che poveri idioti che borbottano senza tregua dati successivamente elaborati da appositi computers. Il fatto scatenante è lo stesso per il racconto e per il film: un giorno, il Commissario della Precrimine John Anderton riceve una previsione che lo addita come prossimo potenziale assassino di un uomo che lui nemmeno conosce. Sembra un’assurdità: proprio lui, proprio il Commissario, da lì a una settimana commetterà un delitto. Sembra improbabile, forse addirittura impossibile, eppure la previsione è chiara. Un certo Leopold Kaplan sarà la vittima. Kaplan, nel racconto, è il generale dell’esercito dell’Alleanza Confederata del Blocco Occidentale ed è venuto a conoscenza – anche lui in anteprima – della previsione. D’altronde fa parte dell’esercito, e l’esercito elabora immediatamente i duplicati delle schede emesse dai precog. Naturalmente la notizia si è sparsa in fretta e sul fuggitivo Anderton – privato immediatamente della propria autorità e del proprio ruolo – pende un mandato di cattura.
Tutto è appena cominciato e già c’è molto su cui riflettere:
- Le persone arrestate per un crimine che non hanno ancora commesso, ma commetteranno (o commetterebbero) hanno motivo di proclamarsi innocenti?
- Il fatto che qualcuno (o qualcosa) abbia predetto un futuro in cui loro commetteranno un omicidio basta a giustificarne l’arresto preventivo?
- Individui che non hanno coscienza di sé hanno comunque il diritto di essere trattati come esseri umani, non come ingranaggi di un Sistema che li schiavizza e non concede loro la libertà di vivere.
- Anderton ritiene che sia stato ordito un complotto ai suoi danni: se avesse ragione, sarebbe giusto nutrire dubbi anche sui casi di arresto precedenti? Se il Sistema è fallibile può aver già fallito…
- Il futuro è davvero prevedibile? Se così fosse vorrebbe dire che esiste un solo futuro e un solo destino per ognuno di noi, ma questo paradigma viene invalidato immediatamente se pensiamo che il solo fatto di aver arrestato persone prima che uccidessero qualcuno ha cambiato il loro destino e quello delle potenziali vittime… Da quel momento, i loro destini vengono riscritti, pertanto si può davvero sostenere la validità delle previsioni?
- E se i precog si sbagliassero o se a sbagliarsi fossero le macchine atte a interpretare le predizioni dei precog? La tecnologia ha sempre dei limiti, giusto?
- Anderton ha saputo in anteprima cosa sarebbe accaduto e ha avuto modo di nascondersi. Ora ha davanti a sé una strada che si biforca: può andare incontro alla profezia o rifuggirla… Questo vuol dire che conoscere il futuro ti dà diritto di scelta, e – a sua volta - ciò significa che il futuro non è scritto. Cosa sarebbe accaduto se, invece di arrestare quei potenziali criminali, li avessero semplicemente avvertiti che presto avrebbero commesso un delitto? Anche loro avrebbero potuto scegliere quale strada imboccare e, probabilmente, sapendo a cosa sarebbero andati incontro (o a cosa stavano andando incontro), non avrebbero fatto del male a nessuno…
Anderton è ora un precriminale in fuga, una cosa insolita e pertanto sconosciuta ai cittadini. Vuole lasciare il pianeta Terra e rifugiarsi in una delle colonie create su altri pianeti, quando – alla radio – sente queste parole:
“«… Il sistema dei tre precog ha la sua genesi nei computer della metà di questo secolo. Come si possono controllare i risultati di un computer elettronico? Fornendo i dati a un secondo computer identico al primo. Ma due computer non sono sufficienti. Se ogni computer arrivasse a una risposta diversa sarebbe impossibile dire a priori quale sarebbe quella corretta. La soluzione, basata su un attento studio di un metodo statistico, è di utilizzare un terzo computer per controllare i risultati dei primi due. In questo modo, si ottiene un cosiddetto rapporto di maggioranza. Si può presumere con buona approssimazione che la concordanza di due computer su tre indichi quale dei due risultati alternativi sia più accurato. È altamente improbabile che due computer pervengano a due soluzioni identiche ed egualmente sbagliate…»
[…]
«… L’unanimità tra tutti e tre i precog è un fenomeno auspicabile ma che si verifica di rado, […]. Si ottiene molto più frequentemente un rapporto di maggioranza redatto in collaborazione da due precog, più un rapporto di minoranza con qualche lieve variante, di solito in riferimento al tempo e al luogo, elaborato dal terzo mutante. Questo lo si spiega di solito con la teoria dei futuri multipli. Se esistesse un solo sentiero temporale, l’informazione precognitiva non avrebbe alcuna importanza, dal momento che non esisterebbe alcuna possibilità, possedendo questa informazione, di alterare il futuro. Nel lavoro dell’Agenzia Precrimine dobbiamo prima di tutto presumere…»”[2]
Per Anderton, dunque, è di vitale importanza conoscere ciò che dice il rapporto di minoranza relativo al proprio caso. Perciò, con uno stratagemma, si introduce nella stanza delle “Scimmie”. Qui, per la prima volta, i precog ci vengono presentati come più simili a esseri umani, dotati di un’identità e, pertanto, di nomi propri (anche se virgolettati). Dalla descrizione di Dick capiamo meglio l’opera di “disumanizzazione” fatta ai danni di questi tre individui:
“Quello di mezzo. Lo conosceva bene. La figura nana e gobba era rimasta seduta tra i cavi e i relè per quindici anni. Mentre Anderton si avvicinava non alzò neanche lo sguardo. Con gli occhi fissi nel vuoto, contemplava un mondo che non esisteva ancora, cieco alla realtà fisica che lo circondava.
‘Jerry’ aveva ventiquattro anni. Originariamente, era stato classificato come un idiota idrocefalo, ma quando aveva raggiunto l’età di sei anni i rivelatori psichici avevano identificato il talento precog, sepolto sotto i tessuti del suo cervello malato. Il suo talento latente era stato coltivato in una scuola di addestramento controllata dal Governo. All’età di nove anni il talento aveva raggiunto uno stadio utile. ‘Jerry’, a ogni modo, era rimasto immerso nel caos senza senso dell’idiozia; la facoltà divinatoria aveva assorbito tutta la sua personalità”.[3]
L’essere umano non cerca altro che l’utilità, sia nelle cose sia nelle persone. Non gli interessa aiutare le altre creature a sviluppare il potenziale personale, gli interessa invece il proprio tornaconto, ed è pronto a sacrificare l’individuo per averne in cambio un ‘oggetto’ utile. Jerry – o, come scrive Dick, ‘Jerry’ – non è altro che un oggetto nelle mani di un Governo basato sull’utilitarismo; non gli vengono riconosciuti diritti e non è stato fatto crescere, è stato addestrato. Era un “idiota idrocefalo”, ancor meno che un ‘vegetale’ prima che gli fosse riconosciuto il talento divinatorio – ovvero una caratteristica da sfruttare – dopodiché è stato trasformato in un oggetto e, come tale, è stato usato. Una macchina al servizio di altre macchine a loro volta al servizio di uomini senza scrupoli. Come si può costruire un impianto per fermare gli omicidi e permettere che all’interno di quelle stesse mura si compiano ogni giorno crimini altrettanto gravi? Se tutto è fatto per un fine più grande, come si calcola la grandezza? Sulla base della quantità di vite? E per quale motivo sarebbe giusto sacrificare tre vite per salvarne centinaia? Ogni creatura non ha forse lo stesso diritto di vivere delle altre? E perché paragonare una persona cerebrolesa ad una scimmia? Le scimmie non sono forse intelligenti? Non provano sensazioni o emozioni? Anziché addestrare ‘Jerry’ ad essere utile avrebbero potuto aiutarlo a crescere serenamente o, almeno, dignitosamente. Se pensate che questa sia una polemica sterile, guardatevi attorno e vi accorgerete che non lo è. Il mondo in cui viviamo è diviso in creature di serie A e creature di serie B e, mentre le prime hanno diritti, le altre vengono valutate in termini di utilità: sfruttate se ritenute idonee ad essere usate, scartate e calpestate in caso contrario.
“Il rapporto di ‘Jerry’ invalidava il rapporto di maggioranza. Essendo stato informato che avrebbe commesso un omicidio, Anderton avrebbe cambiato idea e non lo avrebbe compiuto. La previsione dell’omicidio lo avrebbe cancellato; la profilassi si sarebbe verificata semplicemente informando il futuro omicida. Si sarebbe creato un nuovo sentiero temporale. Ma ‘Jerry’ era stato messo in minoranza”.[4]
Eccoci giunti a uno dei nodi di cui ho parlato prima: se si sa in anticipo che qualcuno commetterà un delitto, non basta avvertirlo per sventare il crimine? E se proprio si ritenesse necessario arrestare il potenziale criminale, per quanto tempo questo andrebbe tenuto prigioniero? Si attende che siano venute meno le condizioni che avrebbero portato il potenziale omicida a commettere il delitto? Ma come si fa a stabilire se le condizioni non si ripresenteranno sotto un’altra forma? E che dire poi degli omicidi commessi per “incidente”? Un colpo di sonno di un camionista, ad esempio. O una mano malferma di un chirurgo durante un intervento… E, ancora, cosa fare di quelli commessi per legittima difesa?
Nel racconto di Dick comincia a delinearsi un quadro che non ha nulla che possa far pensare a un complotto ordito contro un singolo individuo – contro Anderton, nello specifico – ma ha molto di un piano ben congegnato per arrivare a una netta separazione dei poteri. Ovunque ci siano civiltà, ci sono anche lotte di potere e queste molto spesso si sviluppano nei panni di giochi politici assai pericolosi. Nel caso di “Rapporto di minoranza” il Senato ha costruito un impianto per accaparrarsi il diritto decisionale sulle questioni che riguardano la Polizia. Anderton è stato solo molto sfortunato: il fatto di essere il Commissario della Precrimine lo ha reso inevitabilmente l’unica vittima possibile. E il terreno di scontro è davvero scivoloso perché in ogni caso il rischio di instaurare un Governo del Terrore è altissimo. Se si spargesse la voce che la Polizia ha imprigionato degli innocenti inutilmente, si scatenerebbe una guerra civile, si ricorrerebbe alla Legge Marziale per ripristinare l’ordine e sicuramente si verserebbe molto sangue…
Ma su cosa è stato costruito questo impianto di accusa?
In sostanza, c’erano tre rapporti di minoranza ed erano consecutivi. Il primo era quello di ‘Donna’: in quel sentiero temporale, Kaplan riferiva ad Anderton del complotto e Anderton lo uccideva subito. Poi veniva il rapporto di ‘Jerry’: questo utilizzava il rapporto di ‘Donna’ come punto di partenza, valutando il fatto che Anderton fosse a conoscenza del rapporto. In questo secondo sentiero temporale, Anderton voleva solo conservare il proprio posto di lavoro e la propria vita e non voleva uccidere Kaplan. Poi c’è stato il rapporto di ‘Mike’ in cui Anderton, avendo saputo dell’esistenza del primo rapporto, aveva deciso di non uccidere Kaplan e questo ha prodotto il secondo rapporto, ma di fronte a questo secondo rapporto Anderton ha cambiato idea un’altra volta. Il terzo rapporto invalidava il secondo rapporto, così come il secondo invalidava il primo. Ogni rapporto era diverso dall’altro, era unico, ma due concordavano su un punto: lasciato libero, Anderton avrebbe ucciso Kaplan. Ciò ha creato l’illusione di un rapporto di maggioranza.
“‘Donna’ e ‘Mike’ avevano previsto lo stesso evento – ma in due sentieri temporali completamente diversi, che si verificavano in situazioni non comparabili. ‘Donna’ e ‘Jerry’, il cosiddetto rapporto di minoranza e metà del rapporto di maggioranza, erano sbagliati. Dei tre, ‘Mike’ era esatto, dal momento che non è stato invalidato da nessun rapporto successivo”.[5]
Effettivamente, alla fine Kaplan muore. Ucciso da Anderton. Ciò accade sia nel racconto sia nel film…
“Non aveva mai ucciso un uomo. Non aveva mai neanche visto un uomo ucciso, pur avendo fatto per trent’anni il Commissario di Polizia. Per la sua generazione, l’omicidio premeditato non esisteva più. Semplicemente non accadeva”. 67
Uccidere Kaplan o non ucciderlo? E perché ucciderlo o, al contrario, risparmiargli la vita? A questo proposito è assai illuminante il discorso tenuto da Kaplan in pubblico prima di essere assassinato:
“Jonh Allison Anderton è innocente di ogni crimine del passato, del presente e del futuro. Le accuse mosse contro di lui erano clamorosamente false, distorsioni diaboliche di un sistema penale corrotto basato su una falsa premessa – un vasto macchinario impersonale di distruzione che macinava uomini e donne condannandoli a un destino ineluttabile. […]
Molti uomini sono stati catturati e imprigionati dalla cosiddetta struttura di profilassi Precrimine. […] Accusati non di crimini che hanno commesso, ma di crimini che commetteranno. Si afferma che questi uomini, se lasciati liberi, commetteranno dei reati in futuro.
Ma non può esistere alcuna valida conoscenza del futuro. Non appena si ottiene un’informazione precognitiva, questa si cancella da sé. L’affermazione che quest’uomo commetterà un omicidio è paradossale. Il solo fatto di possedere in anticipo questo dato la rende spuria. In ogni caso, e senza eccezione, il rapporto dei tre precog della Polizia ha invalidato i loro stessi dati di partenza. Anche se non ci fosse stato alcun arresto, non sarebbe stato comunque commesso alcun crimine”.[6]
Nella trasposizione cinematografica, la Polizia Precrimine alla fine viene smantellata, mentre nel racconto rimane in piedi. Nel film, precog e potenziali criminali vengono liberati, invece nella versione di Dick tutto rimane così com’è. Solo che Anderton – con la complicità e l’aiuto del nuovo Commissario, Ed Witwer - riesce a fuggire su un altro pianeta, ma non prima di aver avvertito quest’ultimo del rischio che corre: Witwer, infatti, è l’unico a cui potrebbe accadere esattamente ciò che è accaduto ad Anderton. Il solo fatto di essere Commissario lo espone a tale rischio, poiché – dato il suo ruolo professionale - è l’unico a ricevere in anteprima le informazioni fornite dai precog…
Leggendo il racconto di Philip Dick e guardando il film diretto da Steven Spielberg non possono che sorgere domande sul Destino, sul Libero Arbitrio e sulle conseguenze delle scelte che compiamo ogni giorno. Innanzitutto c’è da chiedersi quanta libertà di azione abbiamo realmente, nella vita. Quanto siamo vincolati da possibilità e probabilità? Siamo padroni oppure schiavi del Destino? Quanto, le vite degli altri, dipendono dalle nostre azioni e quanto, invece, la nostra vita è dipendente da quelle degli altri? In ogni istante, in virtù – o a causa – della strada che scegliamo di percorrere, si forma non un singolo Destino, bensì una serie indefinita di Destini possibili (e più o meno probabili). E, forse, quando ci inoltriamo in un sentiero che in qualche modo era stato previsto, ci sembra che tutto sia già stato scritto, che ogni cosa sia segnata in un libro che non ci è dato leggere. Ma è davvero così? Oppure, più semplicemente, è frutto di un calcolo matematico – nostro o dell’Universo? Quando una Cartomante prevede il futuro, sta veramente predicendo il futuro oppure sta “vedendo” quale strada ha la più alta percentuale di probabilità di essere intrapresa? In questo caso, allora, sarebbe più corretto affermare che una Cartomante prevede un futuro…
Dick ci porta a riflettere su questa e altre questioni, di carattere scientifico ma anche di carattere etico. Certo, perché i problemi della Giustizia terrena molto spesso si intrecciano indissolubilmente con quelli della Giustizia Naturale. È eticamente giusto togliere la libertà a un individuo solo perché qualcuno ha intravisto uno dei suoi futuri? È giusto tenere prigionieri (schiavi, forse, rende meglio il concetto) individui allo scopo di trarne qualsivoglia vantaggio, anche se di tale vantaggio beneficerebbero in tanti? Ed ecco che un racconto (o un film) di Fantascienza si trasforma in un trattato sull’Etica oltre che sulla Morale. Ecco che una storia di finzione può aprire degli scenari sul mondo che ci circonda, su quello in cui viviamo e su quello che portiamo dentro. Ecco che una storia non rimane soltanto una storia ma comincia ad assumere i contorni della Storia, quella con la “S” maiuscola, quella che coinvolge tutti e tutte. Ed ecco perché è tanto importante fermarsi non solo a riflettere su ciò che leggiamo, vediamo e viviamo, ma anche e soprattutto a pensare. È il pensiero a renderci ciò che siamo; un pensiero può stravolgere la nostra e l’altrui visione dei fatti e può indurci ad agire diversamente, a cambiare le cose. In meglio, si spera.
Note al testo:
- Il racconto “Rapporto di minoranza” è tratto dal libro “Rapporto di minoranza e altri racconti” di Philip K. Dick, ed. Fanucci.
- Il film di Steven Spielberg, tratto dal racconto di Dick, si intitola “Minority Report” ed è con Tom Cruise (nei panni di John Anderton) e Colin Farrell.
Bellissimi entrambi (racconto e film) pur nella loro diversità o, forse, proprio per la loro diversità. Il film ha una complessità che il racconto non possiede – anche perché piuttosto breve – ma è anche perfettamente in linea con i temi proposti da Dick, a parere mio. Il film è un po’ più ‘umanizzante’, se così possiamo dire. Inoltre Spielberg ha operato delle aggiunte/sostituzioni di trama assai riuscite. Ci sono elementi fantascientifici inattesi che ben si adattano al contesto (come la questione degli occhi) e che rendono la pellicola ancor più avvincente. Ve li consiglio entrambi.
P.S.: il racconto e il film sono così simili ma così diversi tra loro che non importa se guardate prima il film e poi leggete il racconto o viceversa.
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